MOZIONE n. 64 del 22/09/2023
Sostegno alla proposta di legge 1275 relativa all'istituzione del salario minimo

Il Consiglio Regionale,

Premesso che:
- l’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. L’articolo 36 dice: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”;
- le paghe dei lavoratori italiani sono sotto la media europea, e in Italia il fenomeno dei working poor, cioè di persone che hanno un lavoro ma ciò nonostante vivono sotto la soglia della povertà, è in crescita. Il nostro Paese è al quinto posto nell’Unione Europea per quota di lavoratori poveri;
- l’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea) ha certificato che nel 2021 l’11,7 per cento degli occupati in Italia (circa 2,6 milioni di persone) viveva in condizioni di povertà lavorativa. Il Ministero del Lavoro ha poi ampliato la definizione di lavoratori poveri estendendo la percentuale al 13%, pari a quasi 3 milioni di occupati. È un dato, questo, al di sopra della media dell'Unione Europea, che si attesta al 9,6 per cento. A ciò si aggiungono i dati sulle prospettive di vita: stando ai dati attuali (fonte Censis) ben 5,7 milioni di giovani (tra i quali i precari, i cosiddetti NEET, i working poor) rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà;
- il presidente di Confcooperative a giugno 2023 nella sua relazione in occasione della 41° assemblea annuale ha affermato che “l'Italia conta oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero e 3,8 milioni di lavoratori poveri che ricevono una retribuzione annuale uguale o inferiore ai 6.000 euro e oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero", precisando che "gli ultimi dati disponibili ci dicono che il 10,2% dei lavoratori sono in povertà relativa. Dato che sale al 17,3% per gli operai e al 18,3% per gli occupati nelle regioni del Sud". - secondo l’Istat nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione (24,4%) è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Le notevoli differenze territoriali restano invariate: nel Nord è a rischio meno del 15% della popolazione, nel Mezzogiorno oltre il 40%. Nel 2022, sulla base dei redditi 2021, su un totale di 23,3 milioni di occupati di età da 18 anni in su, i lavoratori poveri in Italia sono circa 2,7 milioni;
- il fenomeno del lavoro povero diventa ancora più urgente se si pensa che i lavoratori hanno subìto due forti attacchi al loro potere d’acquisto negli ultimi anni: il primo con la pandemia del Covid- 19, che ha portato molti lavoratori a restare a casa in cassa integrazione;
e il secondo con l’invasione russa dell’Ucraina, che ha portato a un’alta inflazione di matrice energetica che si è rapidamente estesa ai beni primari. I costi di queste crisi però, i lavoratori italiani le stanno pagando più che negli altri Paesi: alla fine del 2022, infatti, i salari reali in Italia erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia, contro una media Ocse del 2,2%. Considerato che: - secondo i dati del centro studi "Guglielmo Tagliacarne" gli stipendi in Calabria sono molto bassi rispetto al resto del Paese e tutte le cinque province calabresi si piazzano abbondantemente sotto la cifra media nazionale di 12.473 euro di reddito annuo. La provincia messa meglio è quella di Catanzaro, al 68esimo posto con un reddito medio pro capite annuo di 8.445,54 euro. Al 73esimo posto c’è la provincia di Crotone con 7.982,50 euro. Segue Cosenza all’88esimo posto con 6.708,28 euro. Subito dopo, all’89esimo posto, c’è Vibo Valentia con 6.696,23 euro e infine, al 95esimo posto, si piazza Reggio Calabria con 6.591,84 euro. La classifica nazionale ha Milano al primo posto con i suoi 30 mila euro medi annui pro capite, cioè 2.500 euro al mese. Nella nostra regione, invece, la media pro capite mensile va da 550 a 800 euro circa. Tenuto conto che: - il tema del salario minimo è un tema importante a livello europeo perché rientra nell'impegno dell'Unione a migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone per promuovere un'Europa sociale più forte secondo il Pilastro europeo dei diritti sociali concordato tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea nel novembre 2017 al vertice di Göteborg. La Direttiva 2022/2041 del 19 ottobre 2022, già passata attraverso il voto della Commissione Occupazione e Affari sociali, ha stabilito nuove norme che promuovono salari minimi adeguati al fine di conseguire condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori in Europa. L’Italia ha tempo fino a settembre 2024 per adeguare la normativa nazionale alla direttiva UE sul salario minimo;
- in Europa sono previste retribuzioni minime nazionali in 21 dei 27 Stati membri dell’UE. Non ancora in Italia dove a novembre 2022, alla Camera dei Deputati, è stata approvata una mozione che dice no al salario minimo. Recentemente il Governo, dopo la proposta di legge Atto Camera n. 1275 del salario minimo a 9 euro, presentata a giugno 2023 da un’ampia coalizione di partiti di opposizione, ha aperto uno spiraglio di dialogo. Secondo i firmatari della proposta al lavoratore di ogni settore economico deve essere assicurato un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore. In questo modo si combattono i contratti “pirata”, le false imprese, le false cooperative e le esternalizzazioni che servono proprio a sottopagare i lavoratori. A ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, è necessario introdurre la soglia del salario minimo a 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro. Parliamo di quei settori nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali. La giusta retribuzione del salario minimo a 9 euro non deve riguardare solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della para- subordinazione e del lavoro autonomo. La proposta, se approvata, rafforzerebbe la contrattazione collettiva e, secondo l’ISTAT, farebbe aumentare di 804 euro in media le retribuzioni di 3,6 milioni di lavoratrici e lavoratori;
- è partita la raccolta firme per una Petizione (ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione) a sostegno dell’approvazione della proposta di legge Atto Camera n. 1275 per introdurre il salario minimo a 9 euro l’ora. Sono già centinaia di migliaia le sottoscrizioni raccolte in tutta Italia. Preso atto che: - il salario minimo orario protegge dalla emarginazione e dallo sfruttamento e consentirebbe di ridurre le disuguaglianze, aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, rafforzare la contrattazione collettiva e individuare i contratti “leader”, in modo da mettere finalmente fine alla proliferazione dei CCNL “pirata”, stabilire una soglia di dignità al di sotto della quale nessun contratto collettivo deve scendere, prevedere un meccanismo di sostegno alle imprese detassando gli incrementi retributivi dei CCNL;
- il salario minimo potrebbe essere uno strumento per combattere il lavoro “nero”, in una terra come la Calabria dove, secondo i dati della CGIA di Mestre, ci sono 131.700 lavoratori in nero, pari al 21,5 per cento di tasso di irregolarità, ben al di sopra della media di irregolarità nazionale, che si ferma al 12,6 per cento, Nella classifica delle regioni la nostra risulta tristemente prima, seguita dalla Campania, in cui gli occupati non regolari rappresentano il 18,7 per cento del totale dei lavoratori e dalla Sicilia con un tasso di irregolarità del 18,5 per cento.
Impegna la Giunta regionale
1. a sostenere e promuovere in conferenza Stato-Regioni e in tutte le sedi opportune gli atti, le misure e le azioni necessarie, di concerto con i sindacati, che portino al regolare avanzamento dell’iter della proposta di legge n. 1275, per un salario minimo orario per i lavoratori, sia pubblici che privati;
2. a sostenere l’istituzione di una Commissione apposita, composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali, che avrà come compito principale quello di proporre periodicamente l’aggiornamento del trattamento economico minimo orario, prevedendo che l’aggiornamento, su proposta della Commissione, sia disposto con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con compiti di controllo e di monitoraggio sull'effettivo rispetto della retribuzione complessiva sufficiente e adeguata alla qualità del lavoro prestato e sull'andamento della contrattazione collettiva nei vari settori.

Allegato:

22/09/2023
D. TAVERNISE, A. LO SCHIAVO,